Fai fatica a motivarti da solo/a? Hai bisogno di stimoli esterni per metterti in gioco? In questo articolo scoprirai come aumentare e sviluppare la tua automotivazione.
“Fai quello che devi fare fino a che puoi fare quello che vuoi fare.” O. Winfrey Condividi il Tweet
Il tema della motivazione e dell’automotivazione è molto ampio, con tantissimi risvolti e possibilità di approfondimento.
Pensa che tra i contenuti che ho nel mio serbatoio, c’è qualche cosa del tipo: “i 27 modi per tenere alta la motivazione”, ma in questo articolo voglio fare qualcosa di più.
Voglio darti una mappa di fondo che parte dal fare chiarezza su alcuni punti e sviluppare la cosiddetta consapevolezza interiore.
Se preferisci c’è anche il video
Il mestiere principale
Il primo punto da vedere per sviluppare automotivazione è che c’è un mestiere.
Un mestiere tanto importante quanto trascurato.
E quale è?
Nei corsi e nei percorsi dal vivo o online lo chiamo il mestiere di “amministratore delegato della Me Stesso S.p.A.”, che è il mestiere di guidare noi stessi nella vita.
Rispetto a questo mestiere principale c’è un ostacolo, un ostacolo terribile.
E qual è?
E’ un personaggio misterioso, che io chiamo Ego Infantile, ed ha come tratti principali:
- la ricerca del piacere immediato
- l’evitamento della fatica e del disagio.
Il prossimo passo è vedere quali sono le due principali responsabilità di questo amministratore delegato della Me Stesso S.p.A.
- Costruire una visione del futuro coerente con i tuoi bisogni valori e passioni.
- Fare ciò che serve per realizzare questa visione, e non ciò che piace all’Ego Infantile.
Dire di no all’Ego Infantile
Qui scatta una sorta di mantra/convinzione per l’automotivazione da scolpirci.
In aula dico “fateci un tatuaggio”, ma ovviamente è una metafora.
Se vuoi realizzare ciò che desideri, devi essere disposto a fare ciò che non piace all’Ego Infantile.
Infatti, molto spesso, chi deve essere motivato a fare la fatica che serve per realizzare il futuro che noi desideriamo non sei te, ma è questo bambinetto di 2-3 anni, che ognuno di noi, ovviamente a livello intrapsichico, si porta a spasso.
Quindi, il concetto è che se voglio ottenere il futuro che desidero, devo essere disposto a fare ciò che non mi va di fare.
Ora ti faccio un esempio autobiografico molto molto semplice:
Io ho lasciato la banca dove facevo un percorso manageriale, sono andato a Londra dove ho fatto la gavetta e poi sono rientrato in Italia per fare il mestiere che faccio ora, quindi il formatore manageriale per lo sviluppo professionale del potenziale.
E’ successo però che i primi passi che ho fatto sono stati ovviamente non come formatore di competenze manageriali, di competenze trasversali, ma come formatore di competenze tecniche.
In particolare mi occupavo della formazione e utilizzo di un CRM, che è un sistema informatico per gestire il ciclo di vita del cliente.
Ricordo che il contenuto di quello che facevo, quindi il CRM, non mi piaceva e quello che all’epoca non sapevo si chiamasse Ego Infantile, resisteva e faceva fatica a portare avanti questi corsi dicendo: “no ma io voglio fare il corso manageriale 😩😭”.
E come hai fatto a gestirlo prima ancora di sapere che esistesse?
L’ho gestito con la disponibilità a fare fatica, sapendo che ogni cosa che facevo in quei corsi di formazione, mi aiutava a realizzare la mia visione.
Perché è vero che il contenuto era tecnico, ma io ho a che fare con persone e le persone sono persone.
Per cui dovevo gestire in aula:
- i comportamenti, diciamo, di disturbo
- le interruzioni
- i cellulari che squillavano
- i parlottamenti laterali.
Tutte abilità che ho sviluppato e che mi sono servite quando finalmente ho iniziato a fare i corsi che desideravo veramente, che mi piacevano veramente.
Quindi dopo questa mappa, dopo questo esempio, ti lascio un ancoraggio mnemonico.
L’ancoraggio è questo: “se dici sì al tuo Ego Infantile dici no alla vita che desideri”
Per cui se vuoi dire sì alla vita che desideri, devi dire no all’Ego Infantile quando fa i capricci.
E vedrai che al tuo Ego Infantile non piacerà.
All’Ego Infantile di tutti noi non piace mettersi in gioco.
Non piace perché crea disagio, perché crea fatica. Fare allenamento non piace.
Allora, io ho una passione che è il golf, su cui mi son dato degli obiettivi.
Se avessi ascoltato il mio Ego Infantile, non li avrei mai realizzati perché per realizzarli mi sono dovuto allenare in campo pratica che non è divertente quanto andare a sparacchiare la palla in qua e in là con il driver in campo.
Conclusione
E quindi la conclusione qual è?
La conclusione è che se vuoi metter fine al tuo stato di continua demotivazione e frustrazione è necessario saper gestire l’Ego Infantile.
Di fatto, se non sei in grado di gestirlo, sarai governato inconsciamente tutta la vita da una forza psichica infantile dall’età di 3 anni.
Una forza che:
- è il principale freno al tuo potenziale,
- brucia le tue risorse come il tempo, l’energia, la salute e il denaro
- ti impedisce di vivere la vita che desideri davvero.
Come hai letto nell’articolo, anch’io sono stato inconsciamente vittima di questo personaggio distruttivo, che per diversi anni ha frenato i risultati che avrei potuto raggiungere costringendomi in un recinto di insoddisfazione, demotivazione ed apatia.
Ho subito i suoi danni finché non ho detto basta ed ho dedicato più di dieci anni della mia vita a studiare da vicino questo personaggio infingardo e capire come tenerlo a bada.
E, dopo più di 10 anni di studi e ricerche e escursioni “pratico-spirituali” in India e Uk, e 3 master (counselling gestaltico, counselling olistico, e ipnosi) ho cominciato a condividere gli strumenti per gestire l’Ego Infantile con i miei clienti storici nelle grandi aziende multinazionali.
Ora con la nascita del progetto Coltiva la Crescita questi strumenti esclusivi e testati sono a disposizione – non più di una elite ristretta – ma anche del grande pubblico.
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Alla prossima.
Mirco
Immagini: Google images
