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Non sai che lavoro fare? Ecco come scoprirlo

Non sai cosa fare della tua carriera lavorativa futura? In questo articolo vediamo i fattori da considerare per scegliere che lavoro fare e come decidere la propria carriera.

[bctt tweet=”“Scegli un lavoro che ami, e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua.” Confucio” via=”no”]

che lavoro fare

Beh diciamo che ti trovi in una situazione in cui vorresti fare un lavoro che ti soddisfi e appassioni ma:

  • Non sei sicuro di quali sono i criteri per poter fare la giusta scelta;
  • Non sai se rimanere nella tua città oppure andare via;
  • Ti trovi nel bivio tra il lavorare/studiare per sviluppare competenze o lavorare per pagare le bollette.

Sei capitato nel posto giusto perché da qui alla fine risponderemo a due marco domande:

  1. che cosa considerare nello scegliere la propria carriera
  2. cosa scegliere tra una serie di alternative.

Le affrontiamo uno alla volta.

Se preferisci c’è anche il video.

Cosa considerare nell’impostare la propria carriera

La prima domanda è: che cosa considerare nell’impostare la propria carriera e decidere che lavoro fare?

Qui occorre considerare:

  • i propri bisogni, valori e passioni,
  • le proprie competenze,
  • le proprie attitudini,
  • i propri doni,
  • i propri talenti.

Questo perché…

Se tu fai qualche cosa in cui hai le competenze, ma non soddisfa i tuoi bisogni, valori e passioni, di fatto sei triste.

Se fai qualcosa che soddisfa i tuoi bisogni, valori e passioni, ma non hai le competenze, sei triste e sei stressato, in più dai un valore basso a chi riceve quello che tu fai.

Come immagini questa carriera non durerà molto.

Ok quindi le competenze e i bisogni valori e passioni sono due fattori molto importanti da tenere in considerazione..

Ti dico qualcosa in più su questo tema.

Bisogni, valori e passioni nel campo lavorativo sono delle sorti di spinte motivazionali che si declinano in:

  • chi è più motivato dall’aspetto monetario
  • chi è più motivato dal fare carriera
  • chi è più motivato dal fare qualche cosa che contribuisca alla società
  • chi è più motivato dal fare qualcosa che gli permetta di mantenere un buon equilibrio tra il lavoro e le altre relazioni significative che ha nella vita.

Faccio un esempio autobiografico.

Ho citato soldi e carriera ed a me dei soldi e della carriera non è mai interessato più di tanto.

Analizzando un po’ il mio percorso, ho sempre cercato competenza e autonomia.

Competenza nel senso che mi piace avere un buon dominio delle cose che faccio e che affronto.

Autonomia, proprio nel senso etimologico della parola, autonomos, cioè darmi le mie regole ed essere “il capo di me stesso”. Da non confondere con l’imprenditorialità.

E cosa intendi per imprenditorialità?

L’imprenditorialità è un’altra spinta che ha a che fare con il creare qualcosa di nuovo per dare un servizio ad altri.

Io per diversi anni ho fatto il consulente manageriale e il counselor, che sono delle cose legate ai miei talenti.

Infatti, a me piace trovare dei principi generali che sono utili in diversi mestieri.

Da una ventina d’anni mi occupo di leadership e ho trovato dei modelli che sono utili sia a guidare un business – quindi leadership in senso stretto – sia nel guidare altre persone e anche nel guidare se stessi.

Un altro esempio: una cosa che mi piace e per cui mi dicono che sono portato, sia in aula quando faccio formazione, sia nei corsi e percorsi online, è accompagnare altri a sviluppare professionalmente il loro potenziale e a raggiungere i loro risultati.

In questo caso il talento è un misto tra:

  • competenza -> ciò che ti viene bene
  • e passione -> ciò che ti piace fare.

Ti faccio un altro esempio: anni fa ho lavorato in banca, dove ho fatto un percorso per manager futuri dirigenti.

Tra i vari passaggi mi sono trovato a riclassificare i bilanci ed è una cosa che sapevo fare, mi veniva bene, ma non mi faceva impazzire.

Al pensiero di dover fare una cosa in cui ho competenze, ma non mi appassiona veramente, mi abbacchio e divento triste.

Ok, ho capito quali sono i criteri per scegliere che lavoro fare.

Ma come scelgo dove – in che zona geografica – portare avanti questa carriera?

Il dove nella carriera

Dal mio punto di vista il dove è una conseguenza degli elementi visti prima.

Ti faccio un altro esempio autobiografico.

Quando ho voluto acquisire le competenze necessarie per fare il mestiere che ho fatto per una ventina d’anni, cioè il consulente di sviluppo organizzativo, mi sono trasferito a Londra perché là c’era la materia prima nella cultura che ha inventato il management.

Poi, una volta completato e soddisfatto quel bisogno, sono rientrato in Italia dove avevo un po’ più di vantaggio competitivo nel fare quello che avevo imparato.

Volendo imparare ancora cose nuove, mi sono trasferito a Faenza per tre anni circa in un progetto come direttore commerciale con una piccola-media impresa e poi sono tornato a ritrasferire quelle competenze nel mio lavoro di consulente.

Quindi il dove è sempre stato un di cui di competenze da un lato e di bisogni, valori e passioni dall’altro.

Recentemente ho fatto un coaching con un dirigente d’azienda che ha lasciato l’Italia e si è trasferito in Svizzera.

Un di cui del fatto che aveva come spinta motivazionale la passione per il lavoro, ma allo stesso tempo teneva molto alla famiglia e voleva crescere i propri figli in un ambiente più allineato con le cose a cui dà importanza.

Quindi l’ho accompagnato nel costruire una strategia per passare da una metropoli italiana dove non si trova più a suo agio, ad una cittadina in Svizzera.

Ok ma praticamente ora come faccio a scegliere?

Come scegliere che lavoro fare

Qui entra in gioco un mestiere, che io chiamo il mestiere di amministratore delegato della Me Stesso S.p.A.

Nel senso che ognuno di noi ha la responsabilità di guidare se stesso in queste scelte.

Questo mestiere ha diverse responsabilità, tra cui:

  1. vedere che c’è questo mestiere e quindi prendere consapevolezza che ognuno di noi, che faccia o meno il leader di altri, ha comunque la responsabilità di guidare se stesso a:
    • capire i propri bisogni valori e passioni
    • capire i propri talenti
    • sviluppare le competenze necessarie per fare ciò che desidera fare
    • fare ciò che desidera fare.

Io di solito la chiamo visione del futuro, in base alla quale si costruisce la strategia di cui parlavo prima.

Che sostanzialmente sono i passi da mettere in sequenza per realizzare la propria visione e costruire la vita che si desidera.

  1. Usando il riferimento letterario di “Dottor Jekyll e Mister Hyde”, l’amministratore delegato della Me Stesso S.p.A. è Dottor Jekyll, ma ognuno di noi ha anche dentro di sé un personaggio interiore che, anziché Mister Hyde, io chiamo Ego Infantile.

Quindi, l’amministratore delegato della Me Stesso S.p.A. ha la responsabilità di vedere e gestire l’Ego Infantile.

Ne parlo in tanti articoli/contenuti nel blog di questo Ego Infantile ed è quello che speriamo che tu non abbia troppo grosso, perché chi ce l’ha grosso poi si offende e si blocca nelle scelte e nel raggiungimento della vita che desidera.

Però se sei da diverso tempo fermo o disoccupato aspettando di capire che lavoro fare e di imboccare la strada giusta senza aver ancora alzato il culo…

E’ probabile che – come me – l’Ego Infantile ce l’hai abbastanza grosso.

Conclusione

autosabotaggio

Averlo grosso senza avere gli strumenti per gestirlo e le competenze del mestiere di l’amministratore delegato della Me Stesso S.p.A. è un grosso problema.

Di fatto l’Ego Infantile:

  • ti ostacola nel perseguire il percorso verso la tua visione impedendoti di vivere la vita che desideri davvero;
  • Sabota il raggiungimento della carriera dei tuoi sogni;
  • è il principale freno al tuo potenziale;
  • brucia le tue risorse come il tempo, l’energia, la salute e il denaro.

Di fatto anch’io sono stato inconsciamente vittima di questo personaggio distruttivo, che per diversi anni mi ha sabotato frenando i risultati che avrei potuto raggiungere.

Ho subito i suoi danni finché non ho detto basta ed ho dedicato più di dieci anni della mia vita a studiare da vicino questo personaggio infingardo e capire come tenerlo a bada.

E, dopo più di 10 anni di studi e ricerche e escursioni “pratico-spirituali” in India e Uk, e 3 master (counselling gestaltico, counselling olistico, e ipnosi) ho cominciato a condividere gli strumenti per gestire l’Ego Infantile con i miei clienti storici nelle grandi aziende multinazionali.

Ora con la nascita del progetto Coltiva la Crescita questi strumenti esclusivi e testati sono a disposizione – non più di una elite ristretta – ma anche del grande pubblico.

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Spero che l’articolo ti sia piaciuto.

Se hai dubbi, domande o considerazioni scrivile nei comenti qua sotto e sarà mio piacere leggerti.

Se vuoi condividere questo contenuto con i tuoi contatti puoi usare i pulsantini colorati social che vedi qua sotto, io te ne sarò grato: è riconoscimento molto gradito per l’impegno che io ed i ragazzi del mio team abbiamo profuso.

Alla prossima.

Mirco

Immagini: Google images

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